Discopatia: Trattamenti e Rimedi
Particolari posture scorrette che assumiamo durante la giornata come lo stare seduti in auto, trascorre ore al computer costringendo il tronco ad un’atteggiamento cifotico, o gravare sugli arti con un fisico in sovrappeso, sono fattori che a lungo deteriorano le cartilagini.
Il tessuto cartilagineo riveste le superfici articolari ed è deputato a limitare l’attrito nella giunzione tra i segmenti ossei.
Non è vascolarizzato e assorbe il nutrimento dal liquido sinoviale presente nella capsula articolare e nel quale è immerso.
La sua funzione è essenzialmente di ammortamento, essendo un tessuto specializzato nel trattenere liquidi al suo interno e a fungere da cuscinetto attenuante gli stimoli meccanici.
In particolare quando le cartilagini intervertebrali rimangono schiacciate tra i segmenti ossei contigui, perdono il liquido che hanno all’interno e risultano impossibilitate a rigonfiarsi a causa del peso che grava su di loro.
Esattamente come una spugna tenuta in compressione, che anche se immersa in acqua non riesce a richiamarne al suo interno, così i dischi intervertebrali riescono a rigonfiarsi solo quando il tronco è a riposo (a letto o comunque in posizione orizzontale).
Questo è il motivo per cui al mattino risultiamo più alti anche di due cm rispetto alla sera ed è il meccanismo grazie al quale una notte di sano riposo ci fa dimenticare la lombalgia con la quale siamo andati a letto la sera prima.
Quando un disco intervertebrale risulta insufficiente, cioè non riesce a garantire lo spazio fisiologico tra una vertebra e l’altra, ne consegue un dolore più o meno intenso, causato dalla compressione dei nervi interspinali che vi decorrono.
Ogni segmento spinale è soggetto a tale ingiuria, dalla porzione lombare al segmento toracico, fino al rachide cervicale.
In casi gravi fortunatamente rari, è necessario un intervento in urgenza, ma il più delle volte è sufficiente una terapia a base di farmaci antiinfiammatori durante la fase acuta e/o ginnastica e cicli fisioterapici di base.
Discopatia: Trattamenti e Rimedi
Il percorso ginnico, volto a rinforzare il segmento muscolare interessato, che contribuisce ad una postura corretta e al contenimento della componente scheletrica.
All’uopo è utile indossare per i primi tempi, una panciera semirigida (se interessata la zona lombare) o un collare protettivo (per la zona cervicale).
La fisoterapia comprende esercizi di riabilitazione delle escursioni di una determinata articolazione e tramite una componente strumentale, la terapia antalgica e/o antiinfiammatoria del segmento anatomico in oggetto.
Tra i trattamenti più comuni ed efficaci:
- TENS, è una corrente a basso voltaggio che si applica sul nervo dolente allo scopo di “ingannarlo”, impegnandolo nella saturazione della soglia, attenuando così la trasmissione dell’impulso doloroso.
- TECAR, trasferisce cariche elettriche dall’esterno, provocando un’amplificazione dei processi autoriparativi. Determina una vasodilatazione con conseguente incremento del flusso ematico e dunque di ossigeno.
E’ efficace sia sul comparto scheletrico che sulle lesioni muscolo-tendinee. - Ultrasuoni, provocano una vibrazione ai tessuti infiammati, stimolando le membrane cellulari ad un aumento del metabolismo. Inducono calore, che dilatando i vasi sanguigni, favoriscono l’apporto di ossigeno tramite un maggiore flusso ematico. Per tutte le problematiche muscolo-scheletriche.
- Laser terapia, somministra energia ottica, stimolando la riparazione naturale. Particolarmente indicata sulle lesioni tendinee, non ha effetto sui danni cartilaginei.
- Magnetoterapia, stimola i meccanismi riparativi naturali tramite impulsi magnetici a bassa frequenza e alta densità (almeno 300 Gauss).
- Ossigeno-ozono terapia. Sfrutta le proprietà antiinfiammatorie e antalgiche dell’ozono, nonchè lo stimolo alla riparazione tissutale indotta dell’ossigeno. Viene prodotto in ambulatorio tramite piccoli ozonizzatori e infiltrato sulla zona da trattare con una semplice iniezione. Il ciclo consiste in 12 somministrazioni, da effettuarsi ad intervalli di una settimana, ma l’effetto antalgico è pressocchè immediato.
E’ efficace sia sull’apparato scheletrico, che sulla muscolatura e su tutti i tipi di nevriti. Ultimamente si è rivelata valida anche nella nevralgia di Arnold, un raro disturbo del nervo occipitale, causa di cefalee lancinanti ed improvvise.
Sono possibili applicazioni su tutto il rachide, compresa la porzione cranio-occipitale, sede del dolore nella nevralgia di Arnold, che provoca cefalee improvvise e lancinanti.
Il dolore è un segnale che allarma il nostro organismo, limitandone la mobilità o inducendolo ad assumere posizioni inconsuete (atteggiamento antalgico), in seguito al quale i segmenti danneggiati subiscono un minore insulto meccanico e grazie alle quali il dolore si attenua.
Impedendo determinati movimenti viene scongiurato il rischio di ulteriori danni.
La terapia antalgica potrebbe indurre il paziente a muoversi liberamente pur non essendo ancora guarito.
Per questo motivo le terapie antalgiche vanno sempre supervisionate da uno specialista.